Quando piangi, in genere, il trucco si rovina. Succede anche a “makeup delight” al secolo Giuliana Arcarese,  Blogger , Make-up artist , influencer gettonatissima su instagram dove è seguita da migliaia di follower e su youtube dove registra milioni di visualizzazioni.
 
Giuliana tendenzialmente non piange mai, ma questa volta qualche lacrima, purtroppo l’ha versata anche lei. “Di nascosto, ma ho pianto, anzi abbiamo pianto, sia io che mio marito Brian”.
 
Lo dice mentre racconta a diabetenews il triste episodio della vita che ha coinvolto suo figlio Jacob e di conseguenza tutta la famiglia.
 
“A febbraio mi sono accorta che mio figlio era strano, tra le altre cose, è dimagrito, ma soprattutto ho notato che beveva tanto e faceva tanta pipì”. I sintomi del diabete di tipo uno.
“Devo ammetterlo, non conoscevo nel dettaglio il diabete, ma sin da subito mi sono resa conto che il mio Jacob aveva contratto la malattia.
 
Il consulto con la pediatra e il successivo ricovero in ospedale hanno confermato la diagnosi - precisa Giuliana Arcarese - Jacob pesava 40 chili, 11  anni ed è alto 1.65.
La prima glicemia a 300. Da quel momento in poi, si può dire che non abbiamo avuto il tempo di renderci conto, tutto molto veloce, bisognava imparare subito, non c’era tempo per piangersi addosso. E’ stato davvero sconvolgente”. 
 
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Quattro giorni e tre notti in ospedale con costi incredibili che citiamo affinché chi legge possa rendersi conto delle sostanziali differenze che esistono tra sanità italiana e sanità statunitense.
3 mila dollari il contributo pagato per le spese del ricovero di Jacob che rappresentano il 10-20% delle spese sostenute dall’assicurazione della famiglia di Giuliana.
 
In pratica, un ricovero ospedaliero di 4 giorni costa all’incirca 30 mila dollari. “L’assicurazione è indispensabile qui da noi - dice Giuliana Arcarese - chi subisce fortemente questo sistema è la classe media.
Chi sta bene economicamente può sostenere le spese, i poveri hanno l’assistenza minima dello stato, ma per la classe media è difficile”.
 
C’è stato un momento in cui avete avuto modo di realizzare quello che era successo?
Si, nel momento in cui mio figlio ci ha chiesto se sarebbe stato per sempre. Quello è stato il momento in cui siamo crollati, sia io che mio marito, naturalmente senza farci vedere da lui.
 
Da lì ho cominciato a chiedere anche ai miei followers e mi si è aperto un mondo. Ho constatato anche che c’è tanta ignoranza sull’argomento.
Molti preconcetti, il fatto che tanti pensano cose non vere, confondono i diversi tipi di diabete ma la cosa più triste è che ancora in tanti nascondono di essere diabetici per paura di essere discriminati”.
 
Un sorriso raggiante arriva quando Giuliana ci dice che il suo Jacob parteciperà ad un campo scuola organizzata dalla diabetologia pediatrica.
Per noi è inevitabile fare il paragone con i campi scuola italiani, nella stragrande maggioranza dei casi, a costo zero per chi partecipa perché i costi li sostengono le associazioni organizzatrici attraverso i contributi dei soci e degli sponsor.
 
Negli States invece? 
“Una settimana costa 700 dollari, all’incirca 650 euro. Sono contenta perché Jacob avrà l’occasione di conoscere altri bambini che hanno il diabete come lui.
Avrà modo di conoscere nuovi amici e soprattutto di confrontarsi sul problema comune, cioè il diabete”.
 
Nel frattempo la vita continua e Giuliana non riesce a immaginare come sarebbe senza il sensore che misura la glicemia. Ce lo dice mentre controlla il display del suo smartphone e legge la glicemia di suo figlio. Jacob ha una vita davanti a se, protetto dai suoi genitori e da suo fratello Joseph in una splendida località dell’Ohio, dove i bambini che vanno a scuola hanno l’assistenza di un’ infermiera.
 
Quando ​ritorna a casa poi, c’è Cloe, una bellissima bulldog francese che accompagna jacob nei suoi giochi. 
 
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