«Lo sport è ampiamente riconosciuto come elemento cardine per la promozione e diffusione di comportamenti e stili di vita sani; eppure, dall’adolescenza in poi la percentuale di popolazione che svolge attività fisica diminuisce in modo drastico.

Secondo gli ultimi dati del 2021, nella fascia di età tra gli 11 e i 14 anni il 46 per cento pratica sport in modo continuativo, tra i 15-17enni diminuisce al 42 per cento, con valori più alti tra i maschi (47% dei maschi contro il 37% delle donne), percentuale che scende ulteriormente dai 18 ai 59 anni, in cui il 31 per cento degli uomini pratica sport, mentre tra le donne la quota si ferma al 23 per cento», spiega Ketty Vaccaro, Direttore Area Welfare e Salute Fondazione CENSIS. «Occorre attuare programmi di diffusione e sensibilizzazione in tutte le fasce di età, facendo emergere i fattori di rischio legati alla sedentarietà».

 
«Grazie alla ricerca e all’innovazione, l’aspettativa di vita si è allungata oltre gli 80 anni, ma per usufruire di una buona qualità di vita è necessario preparare il nostro organismo con attività fisica costante e continuativa», sottolinea Raffaella Buzzetti, Presidente eletto Società Italiana di Diabetologia e Professoressa Università La Sapienza di Roma. «È importante che nella realtà di oggi siano messi in atto interventi di prevenzione mirati a sensibilizzare la popolazione a svolgere attività sportiva fin dalla giovane età. Lo sport, oltre a rappresentare valori importanti come lo spirito di gruppo, la solidarietà, la tolleranza e la correttezza, contribuisce all’invecchiamento attivo, fondamentale per aspirare quanto più possibile ad un invecchiamento in salute della popolazione».
 
«Svolgere attività fisica vuol dire fare una scelta a favore della propria salute. Infatti, ha importanti effetti sul fisico e sulla mente, contribuisce a migliorare la forza, la resistenza e la salute ossea, allo stesso tempo permette di mantenere il peso sotto controllo, contrastare la depressione e prevenire diverse malattie non trasmissibili come ictus, ipertensione, iperglicemia, iperlipidemia, cancro al colon e al seno ma anche diabete e obesità», aggiunge Adriana Bonifacino, Componente CdA “Sport e Salute”, professoressa Università La Sapienza di Roma. «A questo proposito già nel 2020 l’Organizzazione Mondiale della Sanità aveva pubblicato le Linee Guida sull'attività fisica e il comportamento sedentario per fornire raccomandazioni, basate su evidenze e studi scientifici, che i governi dovrebbero adottare nelle loro politiche nazionali, così da sostenere un aumento dei livelli di attività fisica nella popolazione».
 
«In questo periodo di ripresa post Covid, in cui i governi sono concentrati nella riqualificazione e rigenerazione urbana, obiettivi ampliamente esposti nel PNRR, è fondamentale includere nelle strategie messe in atto la salute e lo sport, poiché sono fattori di crescita cardini del nostro Paese», precisa Tiziana Frittelli, Presidente Federsanità. «La città diventa quindi un bene comune in cui i cittadini hanno ruolo centrale, è compito delle istituzioni garantire il loro benessere psico-fisico e sociale, plasmando un modello di cura e di benessere urbano all’altezza della sfida che stiamo vivendo».
 
«Durante la pandemia è emerso quanto la città possa avere un ruolo di palestra a cielo aperto per i cittadini, tutti gli spazi urbani che lo consentivano sono stati infatti sfruttati per svolgere attività fisica individuale nel rispetto delle regole e del distanziamento, allo stesso tempo ha portato molte persone a riscoprire la bellezza di potersi allenare all’aria aperta, tanto che oltre il 70 per cento ha dichiarato che avrebbe continuato ad allenarsi così anche post-pandemia», precisa Fabio Pagliara, Presidente Fondazione SportCity. «È nostro compito studiare e sviluppare città che operino nel rispetto e nella promozione dello sport, perché lo sport produce salute».
 
«Purtroppo, sempre secondo l’OMS, a disincentivare, soprattutto tra i giovani, l’attività fisica, è proprio la città, la sua organizzazione e la sua struttura. I fattori principali sembrano essere la criminalità, il traffico, la bassa qualità dell’aria e l’inquinamento e la mancanza di strutture adatte. È necessario mettere in atto politiche e azioni per offrire a tutti la possibilità di praticare sport, ad esempio con spazi e strutture accessibili a tutti, favorendo la possibilità di passeggiare in città o la possibilità di andare in bicicletta in modo sicuro», dichiara Federico Serra, Presidente dell’Osservatorio Permanente sullo Sport, Capo Segreteria tecnica Intergruppo Parlamentare Qualità di Vita nelle Città e segretario generale Health City Institute e C14+. «Oggi è nostro compito guidare a un cambiamento traducendo progetti e idee in attività e servizi per la popolazione, e, in questo periodo post-pandemia, le nuove forme di sport outdoor possono costituire un mezzo prioritario con cui farlo diventare protagonista della vita di tutti – aggiunge Mario Occhiuto, Senatore, Presidente Intergruppo Parlamentare Qualità di Vita nelle Città – Identificare lo sport come medicina preventiva da sfruttare, su cui fare affidamento e su cui modificare le proprie città vuol dire investire nella popolazione e nella salute di tutti».
 
«Sportivizzare le città è un valore aggiunto alla sostenibilità, può essere un punto di svolta e cambiamento per costruire una società più coesa e collaborativa. I comuni e i governi devono essere al centro di questo cambiamento poiché ora abbiamo la possibilità di rilanciare lo sport ed è nostro compito intervenire in maniera concreta e immediata per trasformare e mobilitare le città», conclude Roberto Pella, Deputato, Presidente Commissione Speciale della Camera dei Deputati, Presidente Intergruppo Parlamentare Qualità di Vita nelle Città e Vicepresidente Vicario di ANCI.