Nuovi farmaci anti-obesità anche per gli adolescenti, entrano nella pratica clinica, cambiano le linee guida: previsti anche a 12 anni, ma non sono una scorciatoia. Primo step restano attività fisica e dieta che se non bastano devono affiancare le cure.

 A mali estremi, estremi rimedi perché l’eccesso di peso promuove la comparsa di altre malattie e riduce l’aspettativa di vita anche negli adolescenti e, ora che sono da poco disponibili nuovi strumenti terapeutici finalmente efficaci, che comportano una riduzione del peso anche del 10%, bisogna correre ai ripari tempestivamente nei casi di obesità infantile grave e complicata, anche con i farmaci già a partire dai 13 anni. 

Da qui un grande cambiamento nelle linee guida per l’obesità degli adolescenti, con una forte raccomandazione per la terapia farmacologica e l’ingresso nella pratica clinica. Ma le medicine non sono una scorciatoia: alimentazione sana e attività fisica rappresentano il trattamento di prima linea, per risolvere il problema, che non va ritardato proprio per evitare di arrivare al farmaco. Sono questi i principi di base su cui poggiano le nuove linee guida per il trattamento dell'obesità infantile e degli adolescenti che la Società Italiana di Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica (SIEDP) è in procinto di pubblicare e che, in occasione della Giornata mondiale dell’obesità, annuncia di aver aggiornato alla luce delle recenti modifiche delle nuove linee guida americane. E così, come negli Stati Uniti, anche in Italia, quando il cambiamento strutturato degli stili di vita non funziona, gli specialisti raccomandano il ricorso ai farmaci a partire dai 12 anni, che stanno iniziando ad entrare nella pratica clinica.

 “L’obesità non è una colpa né una scelta, ma una malattia cronica e complessa non del bambino ma di tutta la famiglia - afferma Mariacarolina Salerno, presidente SIEDP e direttore dell’Unità di Pediatria Endocrinologica del Dipartimento di Scienze Mediche Traslazionali dell’Università Federico II di Napoli –. L’obesità è caratterizzata da una alterazione della capacità di regolare il bilancio energetico in maniera efficiente, che altera il sistema fame e sazietà, con rischio di complicanze come diabete, patologie cardiovascolari, ipertensione, steatosi epatica e una riduzione di fatto della sopravvivenza”.

 
 “Ma dire che l’obesità è una malattia non significa che è sempre necessario un approccio farmacologico né tantomeno chirurgico - aggiunge Maria Rosaria Licenziati, segretario generaledella SIEDP e direttore dell’Unità di Malattie Neuro-Endocrine e Centro Obesità dell’AORN Santobono-Pausilipon di Napoli, coautrice delle nuove linee guida –. Lotta alla sedentarietà e un’alimentazione sana degli adolescenti e delle loro famiglie rappresentano il primo tentativo da fare: l’importante è intervenire tempestivamente quando l’obesità non è grave per scongiurare, quando possibile, il ricorso al farmaco”. 
 
Almeno il 40% dei bambini con obesità avrà ancora l’obesità in età adulta con un aumento del rischio di mortalità nel lungo periodo. Nel 2030 si calcola che saranno 253 milioni i bimbi in sovrappeso o obesi nel mondo, più di quelli colpiti da malnutrizione. Ad oggi in Italia, si stima che l’obesità è presente nel 10% dei bimbi, circa 700mila fra i 5 anni e i 15 anni, e di questi, oltre 150.000 sono obesi grave e solo una piccola parte a causa di un difetto genetico. 
 
“Nelle nostre raccomandazioni, come nelle linee guida americane, il primo step previsto è sempre l’intervento sullo stile di vita ma è bene ribadire che i consigli tipo: “mangia meno e muoviti di più” non servono a nulla - avverte Claudio Maffeis, professore di Pediatria all’Università di Verona, direttore del Centro Regionale di Diabetologia e Obesità Pediatrica, primo autore delle linee guida -. Per ottenere dall’adolescente modifiche dello stile di vita che siano incisive sul peso, è necessario operare un intervento strutturato e impegnativo che coinvolge la famiglia con numerosi incontri l’anno negli ambulatori dedicati al bambino e adolescente con obesità, effettuati da un’equipe multidisciplinare che comprende pediatra, dietista, psicologo. In caso di fallimento, se l’obesità è severa o ci sono complicanze (intolleranza al glucosio, ipertensione arteriosa, steatosi epatica, trigliceridi e/o colesterolo alti), è necessario anche il ricorso ai farmaci che si può fare a partire dai 12 anni. Il farmaco non sostituisce ma si affianca alla correzione dello stile di vita. Una possibilità che non avevamo – aggiunge Maffeis – e che ora è disponibile: farmaci che comportano una riduzione del peso anche del 10%. Poi, se nemmeno le medicine funzionano, si può considerare l’intervento chirurgico”, conclude Maffeis.
 
Ad oggi in Italia sono autorizzati soltanto due farmaci contro l’obesità anche per la fascia pediatrica: la Setmelanotide, per alcune forme genetiche rare di obesità a partire dai sei anni in poi e la Liraglutide per le forme di obesità comune a partire dai 12 anni in poi. La liraglutide, approvata a dicembre scorso. è un analogo di un ormone gastrointestinale umano, il GLP-1 che agisce riducendo l’appetito. 
 
 “A tale riguardo è in corso uno studio SIEDP – precisa Maffeis – che intende valutare, in condizioni di vita reale e non in una condizione di studio sperimentale controllato, l’efficacia del trattamento con Liraglutide nell’adolescente con obesità severa o complicata”.